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Alessandro De Roma – Picnic a Kenwood House

Clarissa parla con le sue torte – un dialogo che ormai avviene perfino davanti al marito Paul e ai loro bambini – e talvolta ha addirittura l’impressione che queste le rispondano. Seppure la reputi una piccola mostruosità di cui vergognarsi, è solita ribattezzarle con i nomi dei figli: James se sono precise, perfette e mansuete, Miltred se molto dolci e vivaci. Una famiglia, la sua, apparentemente perfetta, se non fosse che spesso un po’ di glassa non è sufficiente a nascondere le crepe che si celano in profondità. L’inaspettato arrivo di Oscar, il terzogenito, imporrà la stipula di un accordo tra i coniugi: nessuno parlerà mai della cosa.

Alessandro De Roma inscena, addolcita da chili di zucchero, la terribile responsabilità di essere una madre. Tramite l’uso di una narrazione grottesca l’autore mostra l’annosa dicotomia genitoriale che mette a confronto l’auspicabile amore incondizionato con ambizioni di perfezione e difficile imparzialità.

 

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